Tanaceto

Tanacetum parthenium

Il tanaceto (Tanacetum parthenium) appartiene alla famiglia delle Asteraceae.

Tanacetum deriva da Athanasia, “immortale”, con riferimento al fiore che si conserva a lungo senza appassire.

Parthenium ricorda il Partenone: Plinio racconta che la pianta fu usata per guarire Vernulo, architetto che morì cadendo dall’impalcatura del tempio. L’epiteto era già un’antica denominazione, sin da Plinio, per indicare una pianta in grado di curare le ferite. Altri sostengono che il nome sia legato a quello di una donna greca chiamata Parthenòs.

In inglese si chiama Feverfew, fonte anglo-francese, dall’anglosassone feferfuge, dal tardo latino febrifugia, dal latino febris + fugare, dall’indoeuropeo *bhug-a-, forma suffisso della radice *bheug- “fuggire”, così chiamata per i suoi usi medici.

Ha radice perenne, fusto glabro, foglie pennatifide e profumate, con lobi strettamente lanceolati e dentati; piccoli fiori in corimbo di color giallo oro.

Fiorisce in estate: cresce nei pascoli e ai margini dei prati asciutti, in quota.

Quando è verde il bestiame la rifiuta, secca serve come condimento e tonico e migliora il fieno che la contiene.

Specie commestibile e officinale, si raccolgono le foglie a giugno e luglio e si usano fresche o essiccate. I capolini si raccolgono tra luglio e settembre a seconda delle zone e si usano come la camomilla. Si possono essiccare e polverizzare e utilizzare come insetticida, repellente per pulci e tarme, in quanto contengono piretro (pertanto sono tossici per i gatti).

Anticamente era soprannominata “bottone dello scapolo” perché i ragazzi tenevano in tasca il fiore quando corteggiavano una ragazza. Un altro soprannome era proprio “piretro”, perché la radice ha sapore piccante.

Nella medicina popolare il partenio ha trovato impiego nelle condizioni di reumatismo articolare e nella prevenzione delle cefalee. Nella fitoterapia moderna è principalmente usato nella profilassi dell’emicrania. È però dotato di buone proprietà toniche, emmenagoghe ed antispastiche. Questo lo rende un buon palliativo per le donne che soffrono di dismenorrea.

Il partenio non dovrebbe essere assunto in soggetti che hanno allergie ad altre Asteracee e comunque bisogna sempre consultare un erborista qualificato prima di assumere la specie per curarsi (esattamente come l’erba di san Pietro – Chrysanthemum balsamita, usata per problemi al fegato – e il piretro).

Da circa un decennio, il partenio ha suscitato un interesse acceso tra i ricercatori del campo immunologico, reumatologico ed oncologico. Uno dei suoi costituenti, infatti, il partenolide, è risultato in laboratorio un potente antinfiammatorio su modelli sperimentali animali di malattie invalidanti come l’artrite reumatoide ed il lupus eritematoso sistemico.

Altri soprannomi sono “fiore di Montevergine” in quanto usato dai monaci del santuario della località vicino Avellino per preparare un liquore prelibato. La leggenda vuole che la ricetta segretissima risalga ai tempi dell’antico tempio pagano dedicato a Cibele.

Nel Veneto, tipicamente nel territorio vicentino e veronese, il tanaceto è conosciuto come erba maresinaerba madre o erba ‘mara è viene usato per preparare frittelle salate, frittate, torte e come aromatizzante per condire pasta e minestre.


In tedesco lo chiamano Mutterkraut, “erba della madre”, proprio per i suoi usi storici collegati alle donne.

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