Avevo già raccontato di agrifoglio e pungitopo, due delle specie augurali per eccellenza del periodo del solstizio; altra pianta tipica è il vischio (Viscum album) della famiglia delle Santalaceae.
È sempreverde e emiparassita, nel senso che ha bisogno di altri alberi per crescere: pioppo, salice, acero, betulla, tiglio, ma anche robinia, melo o mandorlo.
Non cresce mai su faggi, platani o noce (Juglans regia) ma sul noce nero americano (Juglans nigra) sì. Esiste anche Viscum a. laxum che cresce sulle Conifere.
Cresce su altre piante perché, pur avendo la foglia verde (che significa possedere clorofilla), non possiede l’azoto e questo lo prende appunto dagli alberi.
Ha foglie coriacee a due a due, fiori gialli e i suoi frutti sono le classiche bacche sferiche o bianche o giallo chiaro il cui interno è una gelatina collosa.
Per non essere una “vera e propria pianta” ha sempre incuriosito l’uomo sin dalla notte dei tempi e, di conseguenza, è sempre stato circondato da numerosi miti e leggende.
Nelle culture dell’Europa pre-cristiana, ad esempio, era visto come l’essenza della figura maschile divina - e quindi del romanticismo, della fertilità e della vitalità -.
Secondo Plinio il Vecchio, i Celti lo consideravano un antidoto contro il veleno e sacro quando cresceva su una quercia (perché molto raro). Egli narra che veniva tagliato dai Druidi con un falcetto d’oro in una cerimonia religiosa (che noi “moderni” ritroviamo nei fumetti di Asterix!).
Nelle saghe norrene la dea Frigg aveva fatto giurare tutte le specie viventi e non viventi di non far del male a suo figlio Baldr. Durante un incontro testò il giuramento di altri dei con frecce, pietre e fuoco contro Baldr. Ma non aveva chiesto il giuramento del vischio, perché le sembrava “troppo piccolo” per far del male. Loki, il fratello di Baldr, ne fece una freccia e uccise suo fratello. Nelle Gesta Danorum si parla di un episodio simile in cui è una spada a chiamarsi Mistilteinn come l’inglese mistletoe (anglosassone mistiltan da mistel “vischio” - cfr. missel, anglosassone mistel “basilico; vischio”, dal protogermanico *mikhstilaz “vischio”, fonte anche dell’antico sassone mistil, olandese moderno mistel, antico alto tedesco mistil, tedesco moderno Mistel, svedese mistel, parola di origine incerta. Secondo alcuni si tratta di un diminutivo, perché si propaga grazie agli escrementi del tordo, dalla forma suffissa germanica *mih-stu- “urina”, da cui “nebbia, pioggia fine”, dalla radice protoindoeuropea *meigh- “urinare”) + tan “ramoscello”, dal protogermanico *tainan - fonte anche dell’antico sassone e antico frisone ten, norreno teinn, olandese moderno teen, antico alto tedesco zein, gotico tains -. Formazioni simili sono norreno mistilteinn, norvegese misteltein, danese mistelten.
L’alterazione della parte finale della parola secondo il Century Dictionary deriva forse dal considerare erroneamente la -n finale come suffisso plurale dopo tan che cadde in disuso come parola separata, ma l’Old English Dictionary la considera un’evoluzione naturale del sassone occidentale basata sull’accento.
L’italiano vischio deriva dal latino viscum “visco”, tramite il diminutivo *visculum, parallelo al greco ‘ixòs per *fiskòs, da una radice greco-italica visk- con il significato di “cosa molle e appiccicaticcia” (cfr. viscere).
Dal vischio si estrae la pania, materia assai appiccicaticcia, con la quale si prendono gli uccelli, e per estensione si chiama vischio anche la pania stessa.
Del resto, l’aggettivo italiano “viscoso”, che ha la stessa origine, indica qualcosa che si attacca con forza, tenace.
Il vischio era molto presente nella mitologia greca, in cui si credeva fosse il ramo d’oro di Enea, antenato dei Romani, e che ha dato il titolo a forse il più grande libro di antropologia, mitologia e religione di Sir James Frazer (The Golden Bough).
Nel mondo greco gli eroi si servivano del vischio per accedere al mondo degli Inferi.
Furono i Romani ad associare il vischio con la pace, l’amore, la comprensione: lo appendevano sulle soglie e gli ingressi per proteggere la casa e chi ci abitava.
Ma furono gli scandinavi prima e gli abitanti delle isole britanniche poi, intorno al 300 AD, a diffondere l’usanza di baciarsi sotto il vischio (menzionata per la prima volta dallo scrittore Washington Irving) che fu poi diffusa dal cristianesimo.
Infatti, dato che il vischio rimane appeso su un albero per tutto l’anno senza mai cadere; si dice da sempre che protegga la casa dai fulmini e dal fuoco, è simbolo di qualcosa di duraturo, imperituro, e l’augurio di baciarsi è una speranza affinché la storia d’amore sia il più lunga possibile. Ovviamente, cosa che non tutti sanno, l’uomo nella coppia per tradizione deve prendere una bacca dal vischio sotto cui ci si è baciati, altrimenti l’augurio non funzionerà. E il vischio smette di dar valore quando le bacche finiscono, quindi bisogna baciarsi sempre sotto un ramo con bacche… che del resto per l’uomo significano prosperità, come quella che ci auguriamo tutti per l’anno che viene!!!
In Italia il vischio è sempre più raro per cui si può tranquillamente ovviare baciandosi sotto l’agrifoglio, ugualmente porta fortuna. E per attirare la dea bendata possiamo anche portarlo in tavola: non le bacche, che sono tossiche, ma le foglie!
Ecco la ricetta: procurati delle foglie di agrifoglio di grandezza medio-grande. Sciogli del cioccolato a bagnomaria (bianco, fondente, l'importante è che non abbia ripieno ma sia semplice). Se vuoi, puoi mettere nel cioccolato sciolto della polvere di foglie di agrifoglio (Ilex aquifolium) - non pungitopo o vischio, mi raccomando! - essiccate o polvere di tua scelta (menta, rosmarino, abete rosso, frutta secca, etc.). Amalgama bene e con l'aiuto di un pennello in silicone spennella il cioccolato fuso sulle foglie di agrifoglio utilizzandole come "stampino". Lascia essiccare e asciugare, almeno due ore, e con l'aiuto di un coltello affilato stacca delicatamente la foglia dalla sfoglia di cioccolato aromatizzato a forma di agrifoglio.
Io ho utilizzato agrifoglio variegato del mio giardino (ovviamente non deve essere trattato!), cioccolato bianco, polvere di foglie di agrifoglio e polvere di abete rosso.
È tanto beneaugurante e farai un figurone!!!
Auguri!!!