La medicina popolare si serve da immemorabili tempi di quelle sostanze prodotte dalle specie vegetali, che in realtà servono come difesa dai predatori. Moltissime specie vegetali sono ancora oggi, studiando l’etnobotanica e anche il folklore di tutti i paesi del mondo, utilizzate per la cura del proprio corpo e per star meglio. E, fondamentale, sono proprio questi “rimedi” alla base di quella che è la medicina chimica moderna.
Questo primo approfondimento fa parte della rubrica Salute Selvatica, nata in collaborazione con Sergio Cavagliano, osteopata e massoterapista, da più di 30 anni ricercatore e studioso delle dinamiche fisiche, psicologiche e energetiche dell’essere umano.
Salute Selvatica vuol essere un momento di divulgazione in cui si uniscono la conoscenza a tutto tondo delle specie vegetali, l’etnobotanica, e l’uso di queste piante secondo la tradizione contadina e popolare anche rivisitato in chiave moderna per il nostro benessere.
Naturalmente, gli articoli hanno come scopo quello di far conoscere i rimedi naturali usati dai nostri antenati quando erano afflitti dalle stesse problematiche di salute che causano sofferenze ai nostri corpi. Le indicazioni e i rimedi naturali descritti in questa rubrica non sostituiscono in alcun modo le disposizioni date dal medico e/o dallo specialista a cui è necessario attenersi con il massimo scrupolo.
Gli autori del post non si ritengono in alcun modo responsabili delle scelte fatte dal lettore.
È fuori dubbio che gli stili di vita si sono notevolmente modificati continuando ad adattarsi ai diversi ambiti lavorativi. Da un'economia principalmente contadina siamo arrivati all'era tecnologico-digitale dei giorni nostri; ci adattiamo continuamente a condizioni spesso non corrispondenti alla nostra fisiologia. Lavorare nei campi sempre chini, oppure in fabbrica spostando carichi pesanti restando in piedi per tante ore o restando seduti ad una scrivania davanti ad un computer, ha causato e continua a causare problematiche di salute. Una di queste è la lombalgia e nonostante il miglioramento delle condizioni lavorative con l'introduzione di postazioni sempre più ergonomiche, è una problematica piuttosto comune che prima o poi ci affligge nel corso della vita.
Madre Natura mette a disposizione innumerevoli rimedi naturali di cui l’uomo si è sempre servito: l’acqua, l’aria, il sole, il caldo e il fresco, l’argilla e il fango e gli elementi delle paludi, le acque termali e minerali, e naturalmente le infinite specie vegetali per uso esterno e per la preparazione di rimedi fitoterapici popolari.
Tutti questi rimedi naturali hanno dimostrato, nel corso della storia, di essere validi per molti disturbi, tant’è che la loro azione riconosciuta è diventata la base per la medicina moderna, che in principio le utilizzava e oggi produce principi attivi anche di sintesi.
Nell’ottica di una cura semplice e naturale, possiamo scoprire gli usi che della Natura facevano i nostri avi e pensarli anche per una prevenzione.L’acqua, ad esempio, si trova ovunque, e non serve solo a lavarsi: sotto forma di bagni, docce, impacchi, medicazione, ha sempre esercitato un’azione benefica sul nostro organismo, con un uso corretto. Infatti, come per tutti i rimedi naturali, è fondamentale sapere come, quando e dove farne uso.
Nel caso specifico di lombalgia, la distensione dei muscoli era considerata la prima cosa da fare e nella medicina contadina ciò si otteneva soprattutto tramite il calore: lavaggi molto caldi della schiena con acqua e aceto (di vino o di mele), cinque parti di acqua e una di aceto, ripetuti più volte nella giornata.
Si utilizzavano anche altri rimedi a base di specie vegetali, di cui uno si può realizzare con una pianta in fiore in questo periodo: la serenella o lillà, Syringa vulgaris.
Nello specifico, si realizza un oleolito, ovvero la macerazione del vegetale in olio (anch’esso quindi di origine vegetale), con un procedimento semplice che permette di rendere biodisponibili i componenti della pianta per alleviare dolori muscolari, articolari e reumatici. Si può anche utilizzare per massaggi ed è utile, inoltre, in caso di arti inferiori gonfi - ad esempio per il caldo -.
La Syringa vulgaris è chiamata serenella anche perché il suo profumo aiuta a rilassarsi, contribuendo quindi all’eliminazione generale delle tensioni e dei dolori anche a livello “spirituale”. E l’oleolito si prepara proprio con i fiori, che vanno raccolti al mattino non appena si è asciugata la rugiada, ai primi raggi di sole che li colpisce, così che il loro profumo sia al massimo. È il “momento balsamico”.
Si raccoglie mezzo kg di fiori, scegliendo i migliori ovvero quelli che nella parte apicale sono ancora in bocciolo. Si lasciano una decina di minuti su un foglio di carta assorbente per far andar via eventuali ospiti indesiderati, e si tolgono i fiori singoli dall’infiorescenza (va eliminata la parte verde), ponendoli delicatamente in un vaso di vetro sterilizzato. Si ricoprono di olio, di preferenza olio di girasole spremuto a freddo, e si coprono bene. I fiori devono stare sotto il livello del liquido.
Si usa l’olio di girasole poiché naturalmente ricco di vitamina E e F, che contribuiscono a rendere la pelle più morbida. È un olio che estrae molto bene a freddo le proprietà dalle piante e al contempo, cosa fondamentale, non irrancidisce come l’olio di mandorle dolci e non “puzza” come l’olio di oliva.
Oltre a estrarre i principi attivi, l’olio farà sì che il profumo del lillà si trasferisca, e rimanga a lungo.
Chiudete il vasetto (o i vasetti!) con il loro coperchio e lasciateli riposare per 40 giorni. Di giorno al sole, coperti da un canovaccio per evitare la luce diretta, di notte in luogo buio e assolutamente non umido. Potete anche scegliere un metodo “a caldo”, lasciando i due vasetti chiusi in una pentola di acqua molto calda ma non bollente, per tre ore circa. Sistemati in una pentola ricoperti da un canovaccio così da non rompere il vetro. In questo modo i principi attivi della pianta si trasferiscono per il calore. Unica accortezza, non mettere il coperchio alla pentola.
Passate le tre ore, i vasetti sempre capovolti vanno fatti riposare per una notte. La mattina dopo filtrate l’olio con l’aiuto di una garza fine, premendo bene i fiori per estrarre tutto l’olio residuo, e conservate l’olio in contenitori di vetro scuro. Il vostro oleolito sarà verde scuro, denso e profumatissimo. Prima di utilizzare l’oleolito attendete ancora 48 ore: serviranno qualora fosse necessario filtrarlo ulteriormente.
Questa preparazione è naturalmente un rimedio di fitoterapia popolare, come ben sapevano i nostri avi. È importante consultare sempre un erborista qualificato in presenza di dubbi, allergie o altre patologie e non bisogna improvvisare. Questa “ricetta” si intende solo per i fiori di Syringa vulgaris e non va preparata con altri fiori (come quelli di glicine).
Vuoi scoprirne di più su come utilizzare l'oleolito di lillà e cos'è la la lombalgia? Scoprilo leggendo l'approfondimento di Sergio Cavagliano! Buona lettura!