Lo scorso 25 settembre, in occasione di Terra Madre Slow Food 2022, il cui tema quest'anno era RigenerAzione, si è tenuto un Food Talk dedicato alla Fitoalimurgia.
Insieme a colleghi da tutto il mondo, ho avuto il piacere di presentare lo stato dell'arte in Italia sulla raccolta e l'uso di specie spontanee commestibili, sulla normativa vigente e, inoltre, di confrontarmi con figure simili alla mia ma anche molto diverse per estrazione, ideologia, attività sul (proprio) terroir.
Ne parlo perché voglio "scusarmi" con chi mi ha chiesto se le piante spontanee, oggi, possono "sostituire" le specie vegetali di filiera, al loro pari "sfamando" la popolazione mondiale, e probabilmente ho mal inteso la domanda e ho risposto - alquanto attonita - "Tutte le specie spontanee sono progenitrici delle attuali coltivate, quindi ti sei risposta da sola".
Non era un attacco gratuito, bensì l'affiorare del mio continuo stupore su come oggi, presi dalla fretta che continuano a inculcare, e senza la quale, sembra, non si può più vivere (io mi estraneo tuttavia da questa compagine), non osserviamo e non captiamo più l'essenziale.
E a tal proposito, la mia scheda di oggi, dono per tutti Voi, è una specie che in Italia è considerata tossica se non addirittura mortale, ma che invece grazie a un'altra partecipante al Talk, la neo-campesina Nina Duarte dalle Ande, ho avuto la conferma essere assolutamente edule e non solo nella parte fruttifera.
Erba morella, Solanum nigrum (qui in Italia, perché esiste anche Solanum americanum), della famiglia delle Solanaceae.
È invasiva, e i contadini la conoscono bene perché la estirpano a mazzi.
Se curiosi nei tuoi vasi sul balcone, probabilmente la troverai anche lì, e in questo periodo, in barba a meteo impazzito, mancanza di precipitazioni, cambiamenti socio-politici, economici, e altre amenità, è lì, e come dicono gli inglesi "it's thriving", probabilmente già con i frutti lucidi che fanno capolino tra le foglie.
Le Solanaceae sono una famiglia vegetale fondamentale, per gli staple food che fornisce all'umanità: patate, melanzane, pomodori e peperoni per citare i più importanti.
È una delle famiglie più numerose: cento generi, oltre duemila specie, di cui ben dieci sono spontanee in Italia.
All'interno della famiglia, il genere dell'erba morella appartiene alla sottofamiglia delle Solanoideae e alla tribù delle Solaneae. Dato che questo genere è molto corposo, viene suddiviso in sezioni.
Il botanico italiano Adriano Fiori, in particolare per le specie italiane, ha individuato tre "sezioni": Lycopersicum, Pachystemon e Leptosemon. L'erba morella appartiene a Pachystemon, con caratteristiche botaniche specifiche che Ti invito ad approfondire e che non indicherò qui per non tediare i "non addetti ai lavori". Voglio solo ricordare che si tratta di piante molto variabili, sia come morfologia che portamento; poi, possono essere sia annue che perennanti; a noi interessa qui ricordare che il colore della bacca è normalmente nero, ma può essere anche rosso, verde o giallo (come il pomodoro!); cha la corolla di solito è bianca ma può essere anche viola e essere anche grande quanto i fiori di patata o pomodoro; l'infiorescenza che solitamente è racemosa può anche essere ombrelliforme (più o meno allungata); variano anche il tipo di pelosità e il margine fogliare.
Insomma, il mio è un invito a guardare le piante da vicino, a recuperare una lente, a fare il Tuo film personale "Esplorando la Natura da vicino".
Ti dico solo che nell'Italia meridionale, solitamente, la morella non è più annuale e erbacea bensì perenne con fusti lignificati, soprattutto alla base.
Ricordo che il generico sōlānum deriva da latino sōlāmĕn, “consolazione; conforto”, sōlor “consolare; alleviare” dalle proprietà medicamentose e sedative di alcune specie del genere. Nigrum, lo specifico, ovviamente racconta del colore delle bacche
Interessante che in inglese sia Black Nightshade e in tedesco schwarzer Nachtschatten ("l'ombra nera della notte"), ricordando quindi la “capostipite maligna” belladonna, lei sì tossica e pericolosa e non edule, che è (Deadly)Nightshade ("l'ombra nera mortale") in inglese e (Wald)Nacthschatten ("l'ombra nera della foresta") in tedesco.
L'erba morella è ascendente; il fusto può essere eventualmente prostrato ma solo nella parte basale. La sua altezza varia da 1 a 7 dm. Supera la stagione invernale sotto forma di seme e è munita di asse fiorale eretto. Tutta la pianta, fusto e foglie, si presenta un po' biancastra.
Ha radici fibrose e fittonanti.
Ha fusto molto ramoso, a ramificazione divaricata, non spinoso con sezione cilindrica e superficie striata (ha due strisce longitudinali).
Nella parte basale può essere legnoso; nella parte superiore è erbaceo. Si presenta succoso (in realtà vischioso e peloso) e ha odore di muschio. Il fusto può essere anche color porpora.
Le foglie, lungo il fusto, sono disposte alternate (in realtà spiralate e senza stipole). Il picciolo è parzialmente alato. La forma della lamina fogliare va da lanceolata a ovata (può anche essere romboide); è asimmetrica; ha bordo sinuato-dentato.
Le foglie hanno una consistenza un po' fragile; il loro picciolo può essere lungo da 1 a 3 cm; la loro larghezza va da 3 a 5 cm e la lunghezza da 5 a 8 cm.
L'infiorescenza è extra-ascellare, più o meno cimosa-corimbosa con 3-5 fiori, raramente 10, bratteolati.
Essa ha un suo peduncolo eretto-patente, e i fiori singoli sono pedicellati. Alla fruttificazione, i peduncoli possono essere lunghi da 14 a 30 mm.
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetra-ciclici (ovvero formati da quattro verticilli: calice, corolla, androceo e gineceo) e pentameri (calice e corolla sono formati da cinque elementi). Il diametro dei fiori varia da 8 a 12 mm.
Il frutto è una piccola bacca ovata, diviso in diverse logge per contenere i diversi semi, che hanno forma discoidale o reniforme.
Il colore delle bacche è verde, poi nero lucido; la loro forma è ovoidale (più lunga che larga).
Alla base, il frutto è avvolto dal calice, persistente.
A maturazione, le bacche si presentano come dei grappoli appesi.
La bacca misura 6-7 mm.
Si tratta di specie diffusa in tutto il mondo, in Italia su tutto il territorio, comprese le isole.
Sull'arco alpino la sottospecie nigrum è diffusa ovunque tranne che nella provincia di Bergamo; la sottospecie shultesii è segnalata, invece, solo nelle province di Bolzano, Trento, Udine e Vercelli.
Fuori dall'Italia, è interessante notare che la sottospecie nigrum è frequente su tutte le alture europee; mentre schultesii si trova solo su Pirenei e Balcani.
Si tratta di una pianta molto comune e infestante in particolare delle colture del mais, della bietola e altre colture erbacee e anche arboree. Sostanzialmente, sottrae azoto e spazio.
Fuori dall'Europa è diffusa in Asia, mentre in America e in Australia si è forse naturalizzata successivamente, in seguito a introduzione da parte dell'uomo (casuale o voluta non si sa).
L'erba morella si trova negli incolti, nei ruderi, a bordo strada. Si trova molto facilmente negli orti, nei campi (soprattutto, come accennato, di mais), nelle vigne e su quei terreni dove le "erbacce" vengono eradicate.
La sottospecie schultesii si trova più facilmente tra ruderi e macerie.
Ama substrato calcareo o calcareo-siliceo, con un terreno a pH basico, alto valore nutrizionale e mediamente umido.
La si trova dal piano fino a 900 m s.l.m., quindi piano collinare e piano montano.
Si possono mangiare le sue foglie, in zuppe, minestroni, frittate, come ripieno, ovviamente solo e sempre cotte.
Si possono mangiare anche i suoi frutti, che come le melanzane si raccolgono a maturazione completa e, ad esempio in America meridionale, sono trasformati in bevande (!), marmellate, salse, sciroppi, chutney, ketchup.
Va ricordato che essendo una Solanacea, come le specie orticole coltivate, va consumata solo a maturazione avvenuta poiché contiene l'alcaloide Solanina che è tossico.
I frutti sono molto ricchi di antociani (ce lo dice già il loro colore violaceo) e antiossidanti, aiutano a "ripulire" il corpo eliminando le tossine.
Esiste persino una varietà chiamata Makoi che viene coltivata, le cui bacche però a maturazione sono arancio carico, e anziché ricordare delle piccole melanzane ricordano i pomodori o, se preferite, ricordano la fantastica Rossa di Rotonda in provincia di Potenza.
Le foglie fresche contengono il 3,4% di proteine.
Le foglie vengono anche usate in fitoterapia popolare, facendone un impiastro che risulta antinfiammatorio sia a livello interno (previa cottura) che esterno per problemi alla pelle e per le ferite.
Le foglie possono essere consumate come gli spinaci e aggiunte a smoothies e salse, come una besciamella verde per crêpe o anche insieme a ricotta per il ripieno di cannelloni e lasagne.