Come ormai saprete, per me la linguistica e la filologia vanno di pari passo con la fitoalimurgia e l'etnobotanica, e sempre si intrecciano in storie che si perdono nella notte dei tempi.
Così, per svariati motivi - forse legati al caldo incessante - da giorni mi girava in mente il verbo inglese (to) wilt, letteralmente "sbiadire, cadere, appassire".
Esso deriva da un'alterazione di welk "appassire", probabilmente dall'olandese medio o dal medio basso tedesco welken con lo stesso significato, affine all'antico alto tedesco irwelhen "diventare morbido", dal protogermanico *welk-, dalla radice protoindoeuropea *welg- "bagnato" (cfr. inglese moderno welkin, che forse non sapete è un modo poetico per chiamare il cielo, dall'anglosassone wolcen "nuvola", dal protogermanico *wulk - fonte anche di antico sassone wolkan, antico frisone wolken, olandese medio wolke, olandese moderno wolk, antico alto tedesco wolka, tedesco moderno Wolke "nuvola"), che troviamo anche in lituano vilgyti "inumidire"; antico slavo ecclesiastico vlaga "umidità"; ceco vlhky "umido".
E oggi il collegamento è giunto: è "arrivato dal cielo", perché ero a 2000 metri e ho trovato lui: epilobio (Epilobium).
Il suo nome deriva dal greco ἐπί λοβοῦ ἴον epi- “su” e lobos “un baccello” perché i suoi fiori sembrano crescere sul baccello del seme.
È una pianta meravigliosa: in inglese è conosciuta con il nome popolare di willowherb, “erba salice”, perché le foglie assomigliano a quelle del salice. Ma al contrario di questa specie, non sono ricche di salicilati bensì di vitamina C e provitamina A (soprattutto i fiori). È anche chiamata fireweed “erba di fuoco” perché cresce nei boschi dopo gli incendi.
I Nativi usavano i giovani germogli crudi e il gambo come unguento per far cicatrizzare le ferite, perché aiuta a far uscire il pus e a placare le infezioni.
Ma l’epilobio ha mille utilizzi per la salute: è un potente antinfiammatorio grazie ai suoi numerosi flavonoidi. Si usa contro diarrea e stitichezza, è tonico per il sistema cardiovascolare, utile per problemi al tratto urinario, l’ingrossamento della prostata e le ulcere dello stomaco, e per le irritazioni cutanee.
Se ne può fare infuso per gargarismi, far passare il mal di gola; sciroppo per la bronchite e il raffreddore; fa passare le afte; come lavaggio per le dermatiti.
La tintura madre è portentosa per tutte le patologie già citate ma rivolgiti a un erborista qualificato che saprà indirizzarti correttamente per il dosaggio.
E che c’entra il wilting?
Come per molte altre specie spontanee, ci sono azioni ben precise che permettono di godere appieno del sapore, delle qualità e delle proprietà della pianta. In alcuni casi abbiamo l’essiccazione, in altre la sbianchitura o la fermentazione.
Con l’epilobio l’azione perfetta è il wilting, l’appassitura.
Infatti, la tisana di questa pianta meravigliosa è considerata, nel Nord Europa, una panacea oltre che molto gustosa. Ma per ottenere il vero “tè di epilobio” la pianta va raccolta e fatta appassire per 24 ore. Successivamente, i fiori si inseriscono piatti sulle foglie, e si preparano delle "sigarette" attorcigliando la foglia ripiena di fiori, che si lasciano fermentare per due giorni. Questa fermentazione a temperatura ambiente, come avviene in parte per Camellia sinensis per il vero tè, permette alle componenti di essere più biodisponibili, al sapore di essere superlativo, e una shelf life più lunga.
Una volta fatte fermentare, le foglie arrotolate si lasciano essiccare e si conservano in un vaso di vetro a chiusura ermetica, e si dosano per una tisana invernale deliziosa, che servirà anche come bagna per dolci, base per creme e risotti, pastella e tutto ciò che può venire in mente.
Naturalmente, i fiori possono essere canditi e brinati, fermentati con zucchero in sciroppo, se ne può fare una soda… e regaleranno il loro meraviglioso colore, che è il mio preferito, tant’è che quando ho visto per la prima volta questa pianta in Norvegia l’ho soprannominata “il fiore di Barbie”.
E non è un caso che il 23 settembre, per Slow Food Italia e il pastificio Pasta Di Martino, preparerò una ricetta con la pasta di Barbie Mattel.
Questa pasta ha l’obiettivo di garantire l’accesso al gioco per tutti, anche attraverso l’educazione al gioco. Parte del ricavato della vendita della pasta di Barbie andrà a sostegno di Food for Soul, l’associazione internazionale no profit fondata da Massimo Bottura e Lara Gilmore, la cui missione è dedicata a consentire azioni socialmente responsabili che migliorino la salute del nostro pianeta e il benessere delle persone.
Dall’apertura del Refettorio Ambrosiano di Milano nel 2015, Food for Soul ha mobilitato e potenziato le comunità locali per ridurre gli sprechi alimentari e sostenere l’inclusione sociale.
Viva l’epilobio, viva il fucsia, viva il gioco e viva l’infanzia: il nostro futuro!
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