Cicoria selvatica

Cichorium intybus

Dopo il 31 ottobre, ogni anno, emerge un nuovo ciclo.

È paragonabile a un capodanno stagionale, come per gli antichi. Oltre alla sensazione di un “nuovo anno”, ci stiamo anche spostando in una nuova stagione: da ora fino al solstizio d’inverno passiamo dal tardo autunno all’inizio dell’inverno.

Stanotte c’è stata la prima gelata, e fondamentalmente questo si unisce alla considerazione che ci si sposta dall’elemento acqua all’elemento terra, poiché anche il mondo naturale ci incoraggia a radicarci e all’introspezione.

È il momento di raccogliere le drupe e le bacche, ma soprattutto le radici.

Quale radice è più conosciuta se non la cicoria?


Pianta diffusa in tutto il mondo e probabilmente radice per eccellenza, si trova nei terreni incolti, nei prati e ai margini delle strade.

È una radice a fittone, ruvida al tatto, ingrossata; come il fusto è ricco di lattice amaro l’interno della radice è morbido e sembra quasi panna, e dolce.

Tra le radici è la più conosciuta dall’uomo, già solo per l’etimologia: cichorium deriva dal greco kichora, alcuni sostengono dall’egiziano kichorion, da kio ”io” e chorion “campo”. Pochi sanno che lo specifico intybus deriva dal greco entybion, da cui deriva l’italiano indivia, che è una specie coltivata di cicoria.

È già citata nel papiro Ebers che risale al 1500 a.C..

È ricca di principi amari e la radice fresca è ricchissima di inulina; tutta la pianta è ricca di mucillagini e vitamine (B, C, P, K e vitamina A) e minerali.


Le radici sono un alimento medicinale a tutti gli effetti: si raccolgono in autunno e si possono consumare crude in insalata, lessate, cotte al forno, aggiunte a zuppe, minestroni, preparate in crema.


In passato l’impiego più diffuso era però la tostatura, per cui una volta tostate venivano tritate finemente e utilizzate come succedaneo del caffè.


Spesso venivano tostate accompagnate da orzo, ceci, bardana, tarassaco e fichi.

Rispetto a altre radici, la tostatura della radice di cicoria le dona un gusto caramellato, dovuto alla presenza di sostanze zuccherine.

La radice, come nei topinambur, è ricca di inulina, un oligosaccaride (oligo-fruttosio) che viene utilizzato dall’industria alimentare come addensante e additivo.


L’inulina attraversa l’apparato digerente senza esser digerita; i suoi effetti benefici si manifestano nel colon dove stimola la produzione della flora batterica intestinale a scapito della flora patogena. In questo modo, si ha una maggiore assimilazione dei macro-nutrienti degli altri cibi e un rafforzamento delle difese immunitarie.

Non a tutti è gradito il sapore amaro della radice, che però può essere equilibrato unendola a altre radici e verdure, ai fagioli più dolci come fagioli, fave, ceci e cicerchie, e soprattutto con gli agrumi.

Un’altra ricetta curativa è lo sciroppo, per cui si cuoce la radice con lo zucchero: ha un’azione digestiva e stimola le funzioni dell’intestino. Anche l’acqua di cottura delle radici era utilizzata per depurare l’intestino.

Ti prendo per mano e ti racconto ben 16 specie diverse di cui utilizzare le radici, in modi che non ti aspetti.


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A presto!

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