Beinecke 408

Il manoscritto Voynich

The philological instinct is universal as is the use of language


sosteneva J. R. R. Tolkien, e questo è il motivo del richiamo della filologia al di sopra del tempo e dello spazio per chiunque ne venga a conoscenza.

Finalmente posso dirlo: negli ultimi quindici anni mi sono dedicata a un progetto personale, una vera sfida.

Oggi sono molto felice di condividere i risultati di questo mio progetto, ovvero l'individuazione dell'origine e della "lingua" in cui è stato scritto il cosiddetto manoscritto Voynich, che in realtà si chiama Beinecke 408 dalla Biblioteca Beinecke dell'Università di Yale presso cui è custodito.


L'approccio che ho utilizzato è naturalmente quello filologico, tuttavia scevro da qualunque orpello portato avanti nei secoli da culti e imposizioni.

Ho seguito i consigli, tra le righe, di Isidoro di Siviglia nel suo Etymologiae; e, prima di tutto, ho analizzato l'iconografia delle illustrazioni nel manoscritto.


Il primo volume, Beinecke 408 - The Voynich Manuscript, online sia come eBook che in formato cartaceo, sia in inglese che - a breve - nella traduzione italiana, è un tomo che presenta, in undici capitoli, i tratti principali che concorrono all'individuazione del tesoro inestimabile che è il manoscritto Beinecke 408.

Come ogni filologo che si rispetti, ho iniziato dall'ultima pagina: il folio 116v, infatti, contiene la subscriptio, quindi abbiamo una data ma soprattutto un luogo.

Non vi è distinzione alcuna tra "Voynichese" e "michitonese"; non ci sono elementi che pertengono l'alchimia, gli "Illuminati", non vi sono teorie complottistiche, non c'è nulla di tutto questo.


Si tratta di un'opera d'arte che ha avuto origine in un luogo che oggi è in Italia, un luogo unico e per certi versi sì, magico, tant'è che anche Pasolini si è innamorato di quest'area.


Ciò che a me interessa maggiormente, tuttavia, è la parte iconografica e linguistica (filologica in particolare), perché si lega ai miei studi e a una serie di culti che precedono i monoteismi imposti; e, naturalmente, la parte botanica e del computus.

Così, dopo questo primo volume, sarà pubblicato:

  • il secondo, con le Appendici, ove ci sono tutti gli approfondimenti così come li ho scritti nel corso della mia ricerca (storia del manoscritto; datazione al radiocarbonio; analisi dei precedenti tentativi di decifrazione, etc.) e, soprattutto, un percorso di storiografia degli erbari, che si rendeva fondamentale per introdurre il volume successivo;
  • il terzo volume, Beinecke 408 - Botany, dedicato al trattato botanico (o meglio, agronomico) che introduce il codice Beinecke 408. Indicherò tutte le piante, identificate una per una, con i loro nomi e i loro utilizzi, e il raffronto con la cosiddetta parte "farmaceutica": il penultimo trattato, in cui le specie vegetali sono analizzate nelle proprie parti (ipogee, epigee, foliari, etc.);
  • il quarto, dedicato al calendario e al computus, e alla cosiddetta sezione astronomica/astrologica del manoscritto.


Contrariamente ai tentativi di decifrazione precedente, chi mi conosce sa che non mi permetterei mai di parlare di qualcosa che non conosco e di cui non sono sicura.

Ogni elemento di cui ho scritto è accompagnato da documentazione e supporto per provare ogni singola parola. Evidenza, come in ogni aspetto della vita.


Il testo dei primi volumi è in inglese, seguirà traduzione in italiano.

Sono naturalmente a disposizione per quanti avranno domande o dubbi.


Buona lettura,


Eleonora

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