Sorbo degli uccellatori

Sorbus aucuparia

Il sorbo degli uccellatori, che ha fiori bianchi il cui profumo ricorda quello del biancospino, ha piccole bacche color rosso corallo, che maturano a settembre e colorano piacevolmente la pianta fino a fine inverno. Anche per questo, simile all'agrifoglio e al pungitopo, è una pianta considerata l'aurora dell'anno, foriera della rinascita, e sacra alla Grande Madre.


Le sue bacche rosso fuoco attiravano il rispetto del dio del tuono, collegavano l'albero al fulmine e al fuoco e fornivano una potente fonte di guarigione e di magia.

È da sempre il mio albero preferito, onnipresente nei territori intorno al 66° parallelo, a me molto cari, e ne ho sempre fatto bracciali e collane.


Esiste un altro tipo di sorbo, il torminalis, uno degli alberi autoctoni del vecchio continente: resti delle sue bacche sono stati trovati dagli archeologi in numerosi scavi; è infatti uno dei primi dolcificanti della storia e in alcune valli chiuse e aree montane sono state così utilizzate fino al XX secolo.

I frutti venivano raccolti non a maturazione completa, in grappoli, e lasciati ammezzire appesi a un bastone (o intrecciati, come le cipolle) che d'inverno si teneva in cucina, vicino il camino. Man mano che maturavano si mangiavano come fossero delle caramelle. Il sapore del frutto di sorbo torminale è diverso da qualunque altro frutto selvatico: ha note di prugna, albicocca, uva sultanina e anche tamarindo.


Rowan tree and red thread keep the witches from their speed (ma anche Rowan tree, red thread, hold the witches all in dread): nell'antica Scozia nel giorno dell'equinozio d'autunno si usava cucire le meline del sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) con filo rosso e farne collane da appendere alle finestre. Così si tenevano a bada gli spiriti maligni e si essiccavano i frutti per poi utilizzarli in mille ricette in vista della stagione natalizia.

Anche in Italia, un po' in tutto il territorio, il sorbo si piantava vicino le case e le chiese per tenere lontane le streghe.

Nella costruzione delle zangole si usava legno di sorbo per esser sicuri che fate e streghe non sorvegliassero il burro.

I cavalli stregati si possono sempre domare con una frusta di sorbo. Il più efficace è considerato il sorbo volante, una pianta le cui radici non crescano nel terreno ma per esempio nelle spaccature di una roccia o sui rami di un altro albero.


Dante Alighieri lo cita come frutto aspro, in contrapposizione al fico, che ha frutti (più) dolci:

"ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi

si disconvien fruttare al dolce fico"

(Dante, Inferno, XV, 64-65).

Il suffisso aucuparia deriva dal termine latino aucupio, "uccellagione", in quanto i cacciatori usano i frutti del sorbo per attirare gli uccelli che ne sono ghiotti, soprattutto tordi, merli e passeri.


In inglese il sorbo è chiamato Mountain Ash, "frassino di montagna", con cui non è imparentato ma le cui foglie sono simili; e soprattutto Rowan, da una fonte scandinava (cfr. norreno reynir, svedese Ronn) da una radice protoindoeuropea *reudh- "rosso, rossastro" con riferimento alle bacche.

Alcuni filologi sostengono che il nome sia anche collegato alla medesima radice della parola rune, una vecchia voce norvegese che significa "segreto magico", "scrittura segreta".

Gli scritti runici erano poi spesso incisi sul legno di quest'albero nei meravigliosi stave, di cui la maggior parte oggi perduti.


Una ricetta inglese squisita da preparare con le bacche di sorbo è il vino, solitamente realizzato con il Sorbus torminalis.

Viene preparata ancor oggi nella locanda Chequers Inn di Smarden, dove la chiamano "birra Chequerberry".

Ciò non vieta di prepararla con tutte le bacche delle Rosaceae e non solo, e di sostituire al brandy altra bevanda a piacere, come un buon vino rosso.


Raccogliere le bacche a ottobre (solitamente, tutte le bacche si raccolgono dopo la prima gelata - perché rompe i legami molecolari all'interno delle fibre e la bacca diventa così più dolce e meno allappante -, o la stessa si "mima" ponendo le bacche per una notte in freezer; le bacche dei sorbi, come le nespole, vanno ammezzite; in questo caso non importa) e appenderle in una treccia o, come i pomodorini appesi, a un manico di scopa o un ramo, finché non maturano. All'occhio, sembrerà di ammirare uno sciame coloratissimo. <

Raccogliere le bacche e sistemarle in un barattolo di vetro con chiusura ermetica. Aggiungere un etto di zucchero o altro dolcificante a piacere per ogni 500 grammi di frutti. Scuotere bene e chiudere finché le bacche non secernono il loro succo e lo zucchero è quasi scomparso. Ci possono volere mesi, più si lascia e meglio è. Ogni tanto si può scuotere.


Quando ritenete sia giunto il momento, aggiungete brandy a piacere e... mangiate le bacche che saranno una prelibatezza!